IL MOMENTO CRUCIALE DI GIULIO CESARE 
 
-Ave cittadini, dovete sapere che si dette molto da fare mio zio Giulio Cesare in Gallia per portare a termine con successo le Guerre galliche iniziate nel 58 a.C. e parevano non dover finire più, ma il mio grande parente sottomise quei dannati barbari guidando sempre i suoi soldati dalla prima fila e nel 51 a.C. poté assaporare finalmente il sapore della vittoria. E' chiaro che corse tanti rischi per mettersi in mostra e essere giustamente premiato dal Senato romano, invece i senatori morirono dall'invidia per il suo talento militare e temendo di vederlo diventare troppo potente, gli ordinarono di sciogliere il suo esercito per tornare a Roma con la coda tra le gambe. Insomma gli ordinarono un suicidio politico. Naturalmente lui intuendo il tranello si rifiutò e i suoi soldati che pagava di tasca propria, rimasero a sostenerlo. Cosa fece dopo? Beh, a quel tempo il piccolo fiume detto Rubicone, lungo 35 kilometri, che scende dagli Apennini e si butta nel mare Adriatico nei pressi di Cesenatico, segnava il confine tra il territorio di Roma e la provincia della Gallia Cisalpina per cui nessuno poteva oltrepassarlo in armi, Cesare invece lo fece nella zona vicina a Forlì, dichiarando così guerra al Senato. Fu quello un momento glorioso che portò tanta fama anche al fiume stesso, infatti da quel giorno il suo nome venne usato in tutto il mondo per riferirsi ad un punto di non ritorno. Passato quel fiume  lui disse la famosa frase: -Il dado è tratto- perché ormai si poteva solo andare avanti. Sapeva che i suoi nemici non gli avrebbero mai perdonato la sfida lanciata attraversando il Rubicone! Sfida che lui naturalmente vinse alla grande!- 
Parola di Augusto
(FAGR 10-01-2020)