RISPOSTE  
QUANTO CONOSCI LA STORIA DELL'ANTICA ROMA? 
1) La leggenda più famosa sulla fondazione di Roma è legata alla guerra di Troia. Essa vuole che Enea, figlio di Afrodite, dea dell'amore e del troiano Anchise, riuscì a fuggire da Troia incendiata dagli achei (che avevano sconfitto la città dopo dieci anni di guerra solo ricorrendo al tradimento) e con un gruppo di superstiti porsi in salvo su barche. Dopo molte avventure, arriveranno sulle rive del Lazio e non senza lottare contro le popolazioni locali, Enea fonderà la città di Lavinio e suo figlio Ascanio quella di Alba Longa, presso i colli albani. Due discendenti di Ascanio, i gemelli Romolo e Remo, che si credettero figli di Marte e allattati da una lupa, fondarono infine la città di Roma. Nella realtà la città sorse tra il IX e il VII secolo dalla fusione di alcuni villaggi posti sulla riva sinistra del fiume Tevere.
2) Il primo re di Roma fu il leggendario Romolo che si dice uccise il gemello Remo, seguì: Numa Pompilio (di origine sabina) che riformò il calendario;  Tullio Ostilio (di origine latina) che combatté vincendo la potente città di Alba Longa distruggendola completamente; Anco Marzio di origine sabina; Tarquinio Prisco detto il Vecchio (di origine etrusca), il quale s'installò a Roma con la forza e sotto di lui la città prese l'aspetto greco con un foro (piazza dove si tenevano le assemblee), un'acropoli e dei templi (egli iniziò anche l'usanza greca dei giochi; Servio Tullio (origine etrusca) ingrandì Roma, fece costruire templi chiamando i più famosi artisti etruschi, eseguì opere di bonifica nella zona paludosa del foro e introdusse importanti riforme nel primitivo ordinamento dello stato romano; la dinastia dei Tarquini finì in modo violento, il successore di Servio Tullio, Tarquinio il Superbo, fu cacciato dalla città che non aveva mai visto di buon occhio il potere concentrato solo nelle mani di una persona. A partire da Tarquinio Prisco infatti, i re non si rivolsero mai per un consiglio al Senato (nobiltà locale), neppure in caso di guerre.
3) Dopo i governi monarchici a Roma si formò una repubblica gestita dal Senato, i cui componenti appartenevano solo a le famiglie patrizie più antiche e ricche. Già ai tempi della monarchia il popolo romano era diviso in patrizi (ricchi proprietari terrieri), unici ad avere il diritto di accedere alle magistrature o alle altre alte cariche dello Stato e plebei (poveri), questi ultimi perlopiù artigiani, commercianti o contadini, erano tutti senza diritti civili.
4) Secondo la leggenda i plebei per reclamare i loro diritti politici, uscirono in massa da Roma e fermandosi a pochi chilometri, minacciarono di costruire una città con una nuova organizzazione sociale. Fu infine a loro concesso la facoltà di eleggersi dei rappresentanti in Senato che potessero difenderli dagli abusi dei patrizi che furono chiamati: tribuni della plebe.
5) Nel 445 a.C.
6) Tra le prime guerre che Roma compì per espandere i suoi territori, vi fu quella tarantina. Taranto era la più ricca delle città delle colonie della Magna Grecia nell'Italia meridionale e mirava ad espandere le sue terre per tutta la Puglia; Roma le dichiarò guerra e allora la città chiese aiuto a Pirro, re dell'Epiro, uno degli Stati nati dallo smembramento dell'impero di Alessandro Magno, il quale accorse con un esercito di circa 30.000 uomini e 20 elefanti provenienti dall'Egitto. Pirro portando grande scompiglio nelle file romane con i suoi giganteschi animali che nessuno aveva mai visto prima, riuscì a sconfiggere Roma per ben due volte: a Eraclea presso Taranto nel 280 a.C. e ad Ascoli di Puglia nel 279 a. C. Le vittorie del re Pirro rimasero proverbiali nell'intendere vittorie inutili, infatti successivamente i romani bersagliarono gli elefanti con gli arcieri e lo sconfissero definitivamente a Malevento, città che successivamente grazie a questa vittoria, fu imposto  il nome di Benevento. Taranto fu costretta alla resa mentre anche altre città vennero indotte ad alleanze per evitare gli scontri con Roma, la quale da quel momento, apparve sempre più potente.
7) Normal;Per secoli i fenici e i greci si contesero il controllo dei commerci sul mare Mediterraneo e questo fu quello che si prefisse anche l'emergente potenza di Roma. Mentre essa assoggettava una ad una tutte le terre italiane, tentò anche di espandersi verso il mare, ma si trovò contro la Repubblica di Cartagine, una colonia fenicia il cui dominio sul mar Mediterraneo si estendeva un po' ovunque; ella imponeva tributi alle città sottomesse ed era proprio a questo che i romani ambivano. Cartagine con le sue ricchezze si era costruita una potente flotta navale e sconfiggerla per Roma non fu affatto facile.
8) Il venticinquenne Annibale Barca, protagonista della seconda guerra punica (così furono chiamate le guerre di Roma contro Cartagine), figlio del generale cartaginese Amilcare Barca che aveva combattuto nella prima guerra punica, ottenne all'inizio gloriose vittorie contro i romani. Egli li sconfisse prima in Spagna espugnando la città di Sagunto, (alleata di Roma), poi concepì l'audace progetto di entrare in Italia e far sollevare le popolazioni sottomesse a Roma. Con un esercito di 30.000 uomini e 37 elefanti, attraversò la Spagna, la Francia, attraversò le Alpi e sorprese i romani nella valle Padana sconfiggendoli sul fiume Ticino e poi sul fiume Trebbia. Egli riuscì a terrorizzare i romani anche con le successive vittorie sul lago Trasimeno e a Canne in Puglia.  Molte città come Taranto e Siracusa, si rivoltarono contro Roma (quest'ultima con le geniali invenzioni delle macchine belliche di Archimede resistette per due anni). Nonostante il generale Quinto Fabio Massimo incaricato dal Senato di affrontare Annibale, avesse adottato una buona tattica (voleva impedire i rifornimenti per terra e per mare dell'esercito cartaginese per sconfiggere il nemico logorandolo), l'esercito di Annibale resisteva sempre. Roma incaricò allora il giovane Publio Cornelio Scipione (detto in seguito l'Africano), di attaccare Cartagine in modo che Annibale fosse costretto a ritornare in patria. E così fu. Egli fu battuto dai romani a Zama nel 202 a. C.
9) Le guerre puniche furono tre e si combatterono tra Roma e Cartagine per il predominio dei commerci sul mar Mediterraneo. La prima guerra punica si combatté per conquistare la Sicilia, la quale fu la prima provincia romana fuori dalla penisola italiana. La seconda guerra punica  fu combattuta per sottomettere Cartagine con il Mediterraneo occidentale e la Macedonia con il Mediterraneo orientale, nonché la Siria; la terza guerra punica fu fatta per distruggere completamente Cartagine (venne rasa al suolo), la quale si preparava ad insorgere nuovamente contro Roma.  
Trai protagonisti più importanti delle guerre puniche, vi fu il generale romano vincitore della prima, Lutazio Catulo; nella seconda guerra punica vi fu Publio Cornelio Scipione (detto inseguito l'africano) che riuscì a sconfiggere il cartaginese Annibale Barca a Zama; Lucio Cornelio Scipione (fratello dell'Africano) sempre nella seconda guerra punica, sconfisse Antioco III di Siria; nella terza guerra punica sarà l'esercito di Publio Cornelio Scipione Emiliano, figlio adottivo di Scipione l'Africano, a distruggere completamente Cartagine e la sua fiorente civiltà.
10) Archimede.
11) Tiberio Gracco fu un tribuno della plebe di ricca famiglia (nipote di Scipione l'Africano), che si prodigò per sostenere una riforma agraria atta ad eliminare i grandi proprietari terrieri. I latifondi (grandi proprietà terriere), impedivano un buon sviluppo dell'economia romana e Tiberio nel tentativo di costruire piccole proprietà terriere, venne sostenuto dalle masse della plebe. La legge era già in vigore da duecento anni, ma nessuno la faceva rispettare, così fu riapprovata non senza violenti scontri. I grandi proprietari terrieri che erano ovviamente contro questa legge perché avrebbero dovuto restituire allo Stato parte dei loro possedimenti, riuscirono a far uccidere Tiberio Gracco nel 132 a. C. Nello stesso anno fu però eletto tribuno della plebe anche suo fratello Gaio Gracco. Egli seppe scatenare un'abile battaglia politica, ma anche per lui finì male; dopo i primi successi non fu più rieletto e si trovò costretto a farsi uccidere da uno schiavo in modo da non cadere nelle mani dei suoi nemici.
12) Normal;Accanto alla classe dei patrizi provenienti dalle famiglie più antiche, nacquero successivamente a Roma: la Nobiltà senatoria e l'Ordine equestre.  I primi costituivano i nuovi ricchi, coloro che pur non discendendo da antiche famiglie romane, possedevano grandi proprietà terriere che coltivavano con manodopera poco costosa come gli schiavi; l'Ordine equestre era invece composto da uomini d'affare che si erano arricchiti con la vendita di schiavi e commerci vari, sfruttamento di miniere, etc.
13) Mario e Silla. Vinse Silla, il prediletto dal Senato, il quale si proclamò senatore a vita. Mario proveniva dal ceto equestre (vale a dire di origine plebea) e fu sostenuto dal popolo, ma morirà nell'86 a.C. prima di realizzare il suo sogno di riformare la Costituzione romana.
14) Le riforme di Silla mirarono ad indebolire il popolo e a rafforzare il potere del Senato; ridusse il potere dei consoli e dei tribuni della plebe, inoltre tolse ogni potere di decisione ai comizi.
15) Spartaco era un gladiatore, (quindi uno schiavo romano) che guidò una rivolta di schiavi contro Roma. Egli riuscì a raccogliere attorno a sé più di 10.000 uomini e ad occupare parte dell'Italia meridionale. Il Senato affidò il compito di sedare la rivolta di Spartaco a Licinio Crasso, un nobile ricchissimo, un tempo luogotenente di Silla. Egli ci riuscì con l'aiuto di Pompeo che era appena ritornato vittorioso dalla Spagna dove vi era stata una rivolta militare guidata da seguaci di Mario.
16) L'obiettivo della congiura di Lucio Sergio Catilina era di strappare il potere al Senato e impadronirsene. Fu però scoperto e accusato pubblicamente dal console Marco Tullio Cicerone, famoso avvocato, grande oratore e uomo di cultura. Catilina fu costretto a fuggire da Roma e riparare in Etruria dove riuscì ad organizzare un esercito di scontenti che lo sostennero contro delle truppe romane regolari. Venne però sconfitto e morì con gran parte dei suoi compagni sul campo.
17) Morto Crasso in Mesopotamia nel 53 a.C. combattendo contro i Parti mentre tentava di uguagliare i successi di Giulio Cesare in Gallia e quelli spagnoli di Pompeo, il triunvirato finì (governo a tre su accordo privato); sia Cesare che Pompeo entrambi ambiziosi, una volta rimasti soli non tollerarono neanche l'idea di non primeggiare uno sull'altro e presto i due vennero allo scontro. Il primo ad agire fu Pompeo che per eliminare l'avversario si riavvicinò al Senato e fece fare un decreto che ordinava a Cesare di lasciare il governo delle Gallie, pena la qualifica di nemico di Roma. Cesare si rifiutò di obbedirgli e così ebbe inizio la guerra civile che vide i romani parteggiare per l'uno o l'altro.
18) Giulio Cesare, uomo di nobile famiglia romana e parente di Caio Mario, era entrato presto nella vita politica non nascondendo mai le sue simpatie per i diritti del popolo. Egli divenne console nel 59 a.C.  come conseguenza di un accordo tra lui Pompeo e Crasso. Quando Pompeo dopo brillanti vittorie in oriente tornò in patria, si vide rifiutare dal Senato la sua proposta di concedere delle terre ai suoi veterani, si alleò segretamente con due nemici del Senato, Crasso che godeva del favore del ceto equestre e Giulio Cesare, erede politico di Caio Mario, il quale aveva le simpatie del popolo; essi formarono un triunvirato, un governo fatto di tre uomini che resse per accordi personali. Cesare era adorato dalle masse e non soltanto perché sosteneva gli interessi plebei, ma anche per il suo spendere di tasca propria denaro per i giochi circensi (tanto da indebitarsi), i quali piacevano molto ai romani. Abile politico, comprava le simpatie della gente per essere sostenuto dai loro favori e tale tattica, si dimostrò sempre vincente. Per suggellare la sua alleanza con Pompeo, Cesare gli diede in moglie la figlia Giulia e ben presto, dei tre divenne il più potente. Appena entrato in carica di console, approvò la distribuzione delle terre ai veterani di Pompeo e fece alcuni provvedimenti a favore del ceto equestre in modo da accontentare anche Crasso, poi si fece assegnare mediante plebiscito il governo della Gallia Cisalpina (odierna Pianura Padana) con l'Iliaco (odierna Jugoslavia) e la Gallia Narbonense (odierna Francia meridionale). Morto Crasso in una battaglia contro i parti in Siria, mentre cercava di uguagliare la gloria ottenuta da Cesare in Gallia e di Pompeo in Spagna, e morta anche di parto Giulia, i due rimasti considerarono il governo Triunvirato finito e iniziarono a litigare. Nessuno dei due tollerò di vedere l'altro primeggiare e Pompeo fu il primo ad agire. Ottenne dal Senato un decreto che ingiungeva a Cesare di lasciare il governo della Gallia, pena la nomina di nemico di Roma. Cesare non ubbidì e incominciò così a Roma un'altra guerra civile. Come Mario e Silla, i due da amici divennero nemici e anche questa volta il vincitore, Caio Giulio Cesare, divenne dittatore di Roma. La vittoria di Cesare fu schiacciante, Pompeo fu costretto a fuggire in Egitto, dove il re Tolomeo XIV lo fece uccidere a tradimento, sperando di ottenere il favore di Cesare; egli però lo destituì e mise sul trono sua sorella Cleopatra. Quando Cesare fu solo al potere si comportò come un monarca, accettò perfino di essere adorato come dio, proclamandosi discendente di Enea. Seppure aumentò il numero dei senatori, nei fatti tolse potere al Senato e questo non fu visto bene dalle famiglie più ricche e antiche, le quali si terrorizzarono quando egli mise mano alla riforma agraria che sapevano sarebbe stata in favore del popolo. 
Cesare fu ucciso da Bruto e Cassio nel 44 a. C., i quali organizzarono una congiura sostenuta dai ricchi latifondisti.
19) Dopo la morte di Giulio Cesare, i senatori delle classi più alte che lo avevano voluto morto, sperarono fosse finito il tempo di dittature, ma si sbagliarono.  
Marco Antonio, uno dei più fidati collaboratori di Cesare si considerò suo erede e divenuto capo del partito popolare, si alleò con Marco Emilio Lèpido (comandante della cavalleria di Cesare) e Gaio Ottavio (un giovane di soli 19 anni, nipote di Cesare che cambiò il suo nome in Gaio Giulio Cesare Ottaviano). Ottaviano si conquistò le simpatie del popolo rispettando il testamento di suo zio distribuendo denaro ai poveri. I tre formarono un secondo triunvirato destinato come il primo con Cesare, Pompeo e Crasso a  non durare a lungo. Subito i tre decisero di vendicare Cesare e sconfissero Bruto e Cassio a Filippi in Macedonia nel 42a. C., dove i due avevano stabilito il loro quartiere, poi si spartirono l'impero: Antonio ebbe l'Oriente e parte della Gallia, Lepido l'Africa e Ottaviano la Spagna con l'Italia. Ottaviano entrò subito in conflitto con Lepido che riuscì a spogliare delle sue terre e quando Antonio sposò Cleopatra che Cesare aveva messo sul trono d'Egitto, non gli fu difficile farlo apparire come un traditore di Roma e ad aizzargli contro il Senato.  
Antonio fu sconfitto dall'esercito di Ottaviano definitivamente ad Azio nel 31 a. C. e costretto al suicidio come Cleopatra. Con queste morti Ottaviano divenne l'unico padrone dell'impero.
20) Nell'antica Roma si credeva che il benessere della città fosse legato a come i sacerdoti e le sacerdotesse, svolgevano il loro compito perciò esistevano delle leggi per favorirli e tutelarli. Sacerdoti e sacerdotesse erano riuniti in collegi religiosi, di cui il più importante era quello dei pontefici con a capo il pontefice massimo (pontifex maximus), da cui dipendevano i Flamini che si occupavano dei sacrifici agli dei e le Vestali, dedite al culto di Vesta, dea del focolare. I romani seppure affascinati dagli dei greci, non rinunciarono mai alle loro usanze religiose di origine etrusca (di tipo animistico) che vedevano la presenza di spiriti in ogni cosa, dalle pietre agli alberi, alla casa, alla guerra ecc. I geni dei campi si chiamavano Lari, i Penati custodivano la famiglia e lo Stato considerato una grande famiglia, aveva i suoi penates. In questa religione sopravvivevano gli elementi di superstizione come l'aruspicina (scienza di leggere il futuro nelle viscere degli animali) che aveva i suoi sacerdoti detti arùspici. I collegi religiosi degli àuguri avevano oracoli capaci di leggere gli auspici dal volo degli uccelli e poi ne esistevano  altri in grado di consultare i Libri Sibillini scritti in greco, cioè la raccolta dei responsi della Sibilla di Cuma. La città di Cuma (Campania), fondata nell'VIII sec. a. C dai coloni greci, era celebre per gli oracoli della Sibilla, una vergine che invasata da Apollo, rivelava il futuro. I pontefici avevano l'obbligo di registrare tutte le regole dei rituali, tenere l'elenco delle festività sacre e ordinare il calendario.
21) Le case romane dei patrizi si svilupparono inizialmente su un piano solo; raramente avevano finestre e sul tetto al centro, vi era una grande apertura in corrispondenza di una vasca per la raccolta dell'acqua piovana. 
Nel corso del II secolo probabilmente copiando il modello greco, la casa romana aggiunse più spazi con stanze che si aprivano su atri e cortili; vi erano poi dei porticati, delle aiuole fiorite, fontanelle e vasche ricoperte di mosaici.  I patrizi vivevano in queste splendide dimore al centro di Roma (tra le più confortevoli dell'antichità) con servizi igienici e riscaldate d'inverno, nonché serviti da numerosi schiavi, ma non era così per le classi più povere, le quali vivevano in condizioni miserevoli, ammassati in edifici senza acqua o servizi igienici alla periferia della città.
22) Ottaviano, a cui fu riconosciuto dal Senato romano il titolo di Augusto, regnò per 45 anni con grande saggezza politica. La fine di Cesare aveva dimostrato che nessuno poteva regnare senza l'appoggio del Senato e Augusto si conquistò la fiducia di tutti facendo approvare ogni sua carica dai senatori che lo appoggiarono e questo finché visse. Passare da un governo repubblicano ad uno monarchico, fu così un evento non traumatico perché ogni sua carica gli fu data con la approvazione del Senato, il cui scontento in passato, era sempre stato causa di gravi tumulti.
23) Tiberio, Caligola, Claudio, Nerone, i successori più diretti di Augusto, appartennero alla famiglia Giulio-Claudia. Alla morte di Nerone seguirono due anni di disordini a cui mise termine l'acclamazione a imperatore il comandante dell'esercito d'oriente Tito Flavio Vespasiano. La sua famiglia (detta Flavia) comprese: suo figlio Tito e Domiziano (fratello di Tito).
24) Con il nome di Antonini (da Antonio, uno di essi), ci si riferisce a quegli imperatori romani saliti al potere non perché figli o parenti di chi detiene il trono, ma solo perché adottati come meritevoli.  
Dopo la morte di Domiziano il Senato impose ancora la sua autorità ed elesse imperatore Nerva, appartenente alla nobiltà senatoria e si stabilì che l'erede sarebbe stato scelto solo tra i migliori militari. A Nerva successe Traiano che fu tra i più amati imperatori di Roma. Tutti gli Antonini furono ottimi imperatori come Adriano, governatore della Siria, adottato da Traiano; Antonino fu detto Pio e dettò molte leggi in favore degli schiavi e degli orfani; Marco Aurelio fu una delle personalità più illustri della storia. Saggio amministratore, abile generale, fu anche scrittore e filosofo. La dinastia degli Antonini si concluderà però indegnamente con Commodo che si comportò da tiranno e finì assassinato.
25) La crisi dell'impero che già si respirava da tempo, iniziò formalmente con la dinastia degli imperatori detti i Severi (il primo fu Settimo Severo e l'ultimo nel 235 d. C. fu Alessandro Severo).
26) Le tribù barbare. Caracalla concesse la cittadinanza romana a tutti i cittadini liberi dell'impero e l'Italia venne posta così sullo stesso piano delle province; ciò causò varie tensioni sociali  all'interno dell'Impero. Le concessioni per tenere a bada i conflitti da parte del governo romano servirono a poco, ormai era incominciato il lento declino.
27) La religione cristiana trovò terreno fertile a Roma perché quella pagana sembrava ignorare i problemi dell'Impero. Gli schiavi sognavano la libertà e persino molti ricchi erano stanchi dei disordini sociali che mostravano barbarie ad ogni angolo di strada. Il Cristianesimo promettendo fratellanza e pace, conquistò presto i cuori che desideravano un mondo migliore.
28) La politica degli imperatori Severi fu perennemente ostile al Senato. Essi presero sempre il potere con la forza e spesso finivano vittime di colpi di Stato.  Potevano regnare solo con il sostegno militare, perciò favorirono gli interessi dei legionari, ma questo creò solo più caos.
29) Alessandro Severo, ucciso dalle sue stesse legioni.
30) Nel III secolo d. C.
31) L'imperatore Diocleziano che regnò per vent'anni, a scopo di rendere più sicuri i confini dell'Impero, lo riorganizzò interamente dividendo le responsabilità del potere in quattro persone.
32) La forma di governo con quattro capi è detta tetrarchia e funzionò a Roma finché l'ideatore, (l'imperatore Diocleziano) visse, dopo fu la base che preparò la futura scissione dell'Impero romano in due parti: d'Occidente e d'Oriente.
33) L'Editto di Costantino (313 d.C.) riconosceva la libertà di tutti i culti religiosi, compreso quello cristiano, prima perseguitato senza tregua. Questo imperatore trasferì anche la capitale da Roma a Bisanzio, due atti i suoi, che indeboliranno ancora di più l'Impero romano.
34) I Goti.
35) Romolo Augusto.
 
Vuoi saperne di più sull'Antica Roma, ma non vuoi annoiarti? 
Leggi: